Ucraina…esempio moderno di neocolonialismo

Ucraina…esempio moderno di neocolonialismo

Ormai abbiamo tutti capito che questa guerra in Ucraina, che ci vede co-belligeranti a dispetto del disposto inequivocabile dell’articolo 11 della Costituzione, non è un’azione buonista di tutela del popolo ucraino attaccato e vilipeso dall’orso cattivo.

Piuttosto si tratta della decisione scellerata e distopica di personaggi economici e politici che niente hanno a che vedere con l’interesse della tutela delle popolazioni che sono invece ignare ed inconsapevoli dei loro veri progetti.

Nel merito, sono necessarie alcune informazioni di geologia.

Il territorio ucraino occupa una vasta area che dal punto di vista della tettonica, cioè dello studio delle deformazioni e dei dislocamenti della crosta terrestre risulta molto stabile.

In zone  come queste è molto comune la presenza di ingenti risorse minerarie… e guarda un po’… il sottosuolo ucraino è stracolmo di giacimenti di uranio, di ferro, di nichel e soprattutto di terre rare, che sono un gruppo di diciassette elementi chimici indispensabili per la produzione di batterie per i cellulari, di reti in fibra ottica e di magneti per i motori elettrici.

Ciò è esattamente quello che serve a chi ha in mente la transizione al mondo “smart”, “green” e “digital”.

I paesi dell’Unione Europea non posseggono quantità tali che consentano loro di esportare materie prime e terre rare, come il litio, ma sono costretti ad importarli  divenendo dipendenti da contratti esteri.

Per puro caso, si fa per dire, uno dei giacimenti di litio più grandi d’Europa si trova proprio nel sottosuolo della regione del Donbas nell’ Ucraina sud-orientale, nelle zone di Donec’k e Luhans’k, storicamente estese fino alle città minerarie della zona di Rostov in Russia.

Questo primato europeo è condiviso dalla Serbia che, ad oggi, è uno degli ex paesi satelliti del blocco sovietico che non ha aderito alla Nato.

Con queste premesse, la transizione green, l’indipendenza tecnologica, energetica e strategica dalla Russia, sono irrealizzabili.

Il 13 luglio 2021 il vice-presidente della commissione europea  Maros Sefcovic ed il primo ministro ucraino Denis Shmyhal  hanno firmato un accordo di collaborazione delle aziende ucraine con l’UE. Dieci di queste hanno aderito al ERMA (European Raw Materials Alliance) e quattro hanno aderito all’EBA (European Battery Alliance).

Il valore di mercato annuo delle batterie è stimato intorno ai 250 miliardi di euro dall’anno 2025 in poi.

Nello stesso mese la società mineraria australiana “E.L.” (Europian Lithium) firma un contratto per assicurarsi la gestione e lo sfruttamento  di due giacimenti di litio in Ucraina ed il 3 novembre 2021 acquisisce la società ucraina “Petrol Consulting LLC” attraverso una società di investimento con sede a Kiev che già compartecipa all’azionariato di due investimenti minerari sul territorio ucraino.

La “Europian Lithium”, anche se è un’azienda australiana, possiede in Austria,  precisamente a Wolfsberg nella Carinzia, un progetto di estrazione del litio.

Tre mesi prima della “operazione speciale “ della Russia in Ucraina, il presidente delegato della “E.L.” dichiarava di essere molto soddisfatto dell’acquisizione dei contratti per lo sfruttamento dei due  giacimenti  nel Donbas, poiché, grazie a ciò,  sarebbero diventati il primo produttore mondiale di litio in Europa e finanche il più grande gruppo di litio del continente. In tal  modo avrebbero potuto garantire in modo sostenibile la domanda europea di litio.

Dopo il 24 febbraio 2022, giorno della entrata delle truppe russe in Ucraina, lo stesso rappresentante della “E.L.” dichiarava che bisognava accelerare la transizione verso la green energy in Europa, considerato il fatto che al momento l’estrazione del litio avveniva soprattutto in Asia, in Australia ed in Sud America e ciò comportava una grave dipendenza per l’industria europea.

L’ucraina ha anche il primato di maggiore esportatore europeo di uranio.

Questo dato ha suscitato l’interesse della Francia a stringere accordi con l’Ucraina di Zelensky, poiché per il 70% del suo fabbisogno energetico punta al nucleare.

La “Areva S.A.“, una multinazionale in compartecipazione di maggioranza con l’amministrazione di  Macron, controlla diverse miniere di uranio in Canada ed in Niger, ma approvvigionarsi direttamente dal territorio europeo consentirebbe un rilevante abbassamento dei costi e farebbe risparmiare molti soldi ai francesi.

Nell’aprile del 2022 i leaders della Unione Europea si incontrano per decidere sul divieto immediato di importazioni dalla Russia, non considerando che la Russia fornisce il 42% di tutti i reattori nucleari mondiali.

Nel 2020 l’Ucraina è stato il quarto esportatore mondiale di uranio ed è la quinta esportatrice mondiale di minerale di manganese, necessario per la produzione di leghe leggere come il titanio del quale è la sesta esportatrice al mondo.

E non è tutto. Proprio nel sottosuolo della regione del Donbas, esiste la seconda riserva per estensione in Europa di gas naturale.

Immaginiamo ora che la Russia controlli definitivamente questa zona, come faranno le multinazionali di cui sopra ad  onorare i contratti stipulati   con l’U.E.?

Potrà sembrare pretenzioso spiegare i motivi del conflitto russo-ucraino-nato evidenziando uno scenario economico e finanziario che coinvolge tutto il mondo ma che porterebbe inconfutabili vantaggi solo ai paesi del mercato occidentale della U.E. e della Nato, ma è altrettanto evidente che i motivi addotti dalla stampa e dai media mainstream sono fuorvianti e colpevolmente lontani dalla esigenza di verità di cui tutti i cittadini hanno diritto.

Carlo Ceresoli

  Per approfondimenti: https://fb.watch/fyzkZvfxLT/

 

Post a Comment

#SEGUICI SU INSTAGRAM