Chi siamo, cosa portiamo…un fioretto…viaggio verso la nostra identità

Chi siamo, cosa portiamo…un fioretto…viaggio verso la nostra identità

Al momento di vedere la luce ogni essere umano, e forse vivente, comincia il viaggio meno programmato della sua storia: la costruzione della identità.

L’impalcatura che costituisce la nostra dimensione nel mondo si struttura  tentando di rispondere alle cosmiche domande esistenziali del tipo: “chi sono…cosa ci faccio qui…quale scopo ha la  mia vita…chi voglio essere” .

Sappiamo che conoscere le risposte non sempre è semplice, o meglio non lo è per tutti, ma è di certo l’inizio dell’avventura tanto intima quanto socialmente rilevante più importante della vita di una persona.

Conoscere sé stessi, sapere quali comportamenti ci fanno bene e quali invece no, sapere di cosa abbiamo bisogno per essere felici è necessario per vivere con equilibrio insieme agli altri “viaggiatori” del nostro tempo.

Ad aiutarci in questa scoperta deve essere la famiglia e poi la scuola ed ancora tutte  le istituzioni sociali utili.

Ma perché ciò accada le istituzioni di una società  ideale dovrebbero avere come medesimo obiettivo quello della tutela dei diritti naturali di ognuno e del diritto alla “felicità” quale scopo della vita di tutti gli esseri viventi.

Di conseguenza gli organi deputati a stabilire le regole sociali, che determinano i comportamenti di tutti, decideranno tenendo conto che l’equilibrio della società si fonda sulla felicità delle persone.

In una società ideale! Ma oggi è così?

Quando i rappresentanti delle istituzioni si incontrarono a Bretton Woods nel New Hampshire negli USA nel luglio del 1944, e decisero che il mondo doveva adottare il capitalismo come modello economico globale e che il dollaro dovesse essere la moneta usata  per le transazioni finanziarie, economiche e commerciali nel mondo, ne è scaturita una società che ha impostato le relazioni umane sulla competizione per raggiungere il successo personale.

Dal punto di vista psicologico e individuale ciò ha comportato grave disagio e sofferenza che spesso ha determinato serie  derive patologiche.

L’Osservatorio Suicidi della Fondazione BRF,  Istituto per la Ricerca in Psichiatria e Neuroscienze,  ha rilevato che nel 2022 accade in media un suicidio ogni 16 ore ed un tentato suicidio ogni 14 ore.

Dall’ultimo rapporto dell’UNICEF pubblicato dall’ANSA nell’agosto di questo  anno emerge che in Europa accadono 3 suicidi al giorno, circa 1.200 bambini e adolescenti fra i 10 e i 19 anni pongono fine alle loro vite ogni anno, 9 milioni di adolescenti tra i 10 e i 19 anni convivono con un disturbo legato alla salute mentale.

In Italia si stima che, nel 2019, il 16,6% dei ragazzi e delle ragazze fra i 10 e i 19 anni soffrissero di problemi legati alla salute mentale, circa 956.000 in totale.

Un’analisi con focus sull’Europa del rapporto annuale dell’Unicef “La condizione dell’infanzia nel mondo: Nella mia mente”,  fornisce dati preoccupanti sullo stress cui sono sottoposti i giovani In questi ultimi due anni, quando il covid ha  continuato a causare caos nelle  loro vite.

Infatti, la percentuale di suicidi nel 2019 fra i ragazzi è stimata di gran lunga maggiore rispetto alle ragazze, rispettivamente il 69% e il 31%, e la fascia di età più colpita è fra i 15 e i 19 anni, 1.037 contro i 161 fra i 10 e i 14 anni.

La globalizzazione, che  ha aperto le frontiere per facilitare gli scambi commerciali, ha abbattuto i confini territoriali ma anche quei confini etnici ed antropologici  legati alle tradizioni, agli usi ed ai costumi tipici di una comunità.

Questa demolizione dei mattoni emozionali e dei valori etici e morali ha causato inevitabilmente una crisi della identità di ogni persona.

Condizione che ha ben analizzato il grande sociologo e filosofo polacco Zygmunt Bauman, scomparso nel 2017,  descrivendone  gli effetti nella “società liquida” dove i paletti identitari si liquefanno appunto determinando la crisi delle persone che non riescono a soddisfare le esigenti richieste consumistiche dell’apparato politico e sociale.

In questi ultimi tempi rileviamo il continuo tentativo di sovvertire tutto ciò che rappresentava una società  riconosciuta come “normale”.

Per esempio, in ottemperanza alle direttive dalla U.E. ed al regolamento europeo sulla riservatezza,  la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha annunciato che sulla carta di identità per i minori di 14 anni o sui moduli di iscrizione a scuola dei bambini verranno cancellati i nomi “madre” e “padre” per proporre gli anonimi “genitore 1” e “genitore 2”. 1) per maggiori approfondimenti.

Ancora ad esempio, si può rilevare che i provvedimenti governativi che hanno imposto gli obblighi delle mascherine e delle inoculazioni, anche ai giovani studenti, vanno nella direzione di una spersonalizzazione delle identità,  ed hanno l’obiettivo dichiarato di omologare gli individui alla forma di un cittadino rispettoso delle regole imposte, idoneo solo alla  produzione di reddito ed al consumo compulsivo  durante tutto il viaggio della sua vita.

Anche il Papa Francesco Mario Bergoglio, per la verità contestato da diverse voci  della stessa Chiesa cattolica che considera illegittima  la sua elezione del marzo 2013 con la conseguente condizione di messa in “sede impedita” del Papa Benedetto XVI Ratzinger,  non è sfuggito a questi condizionamenti, anzi ne ha abbracciato i significati e gli obiettivi, infatti ha anche  partecipato al rito pagano del “pachamama” ritenuto un idolo satanico. 2) per maggiori approfondimenti.

Tutti questi eventi rispettano il copione dell’agenda neo-liberista che ha tra i suoi pilastri la destabilizzazione dell’equilibrio personale al fine di poter meglio gestire, orientare i comportamenti  e disporre  dei popoli, definiti all’uopo “mandrie da reddito”, affinché producano e consumino favorendo l’arricchimento di quelle poche famiglie che al mondo posseggono la gran parte delle ricchezze come i Rockefeller, i Rothschild, i Morgan, i Kock, i reali dei Windsor, i Bush, i Murdoch, i Walton. 3) ) per maggiori approfondimenti

E’ giunto il tempo di un grande cambiamento radicale, ma nel senso di una ritrovata e migliore umanizzazione dei popoli. E’ necessaria una redistribuzione delle ricchezze più equa e rispettosa delle esigenze e dei diritti naturali di ognuno.

E se per questo serve adeguare la Costituzione Italiana, ciò non dovrà rappresentare un tabù.

 Auspico una prima modifica dell’articolo 1: la Repubblica invece che sul lavoro dovrebbe essere fondata sul diritto alla felicità per tutti.

           Carlo Ceresoli

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