Se mi rispetti siamo uguali perché il rispetto non ha misura

Se mi rispetti siamo uguali perché il rispetto non ha misura

Avete notato che quando si parla della donna, spesso si tende a magnificarne le virtù di sensibilità di coraggio, di forza, e di abnegazione, ma poi ci si meraviglia se la suddetta signora o signorina compie delle semplici attività quotidiane che l’opinione comune ancora oggi, spesso attribuisce prevalentemente al maschio? Mi spiego meglio con un esempio banale ma efficace: parliamo dei freschi patentati; ebbene se alle prime guide al volante c’è un ragazzo, chi lo vede potrà sorridere magari perché inizialmente sarà un po’ maldestro, ma è tutto nella norma, se invece alla guida c’è una ragazza, cominciano le risatine ironiche, le battute sui parcheggi, le sghignazzate sulle frenate per non parlare poi delle lunghe percorrenze. È opinione comune che le donne non possano affrontarle da sole e se lo fanno vengono guardate quasi con ammirazione, come se stessero compiendo una missione impossibile.  A me è capitato di sentirmi dire: “…però guidi bene per essere una donna!…”, oppure: “…davvero vai a Roma da sola con la tua auto?…” O ancora: “…hai un piglio deciso, come quello di un uomo!…” Credendo così di farmi un complimento. Niente contro il cosiddetto sesso forte per carità, ma sarebbe ora di smetterla con questi luoghi comuni!  Vi garantisco che è ancora così nonostante siamo nel ventunesimo secolo. E non è bello ritenere che bisogna essere paragonate agli uomini per ricevere credibilità.  Quante volte abbiamo sbarrato gli occhi davanti ad una ricercatrice o un’astronauta, una manager aziendale, una politica (pardon, forse dovrei declinare al maschile: un ricercatore, un politico, etc…), chiedendoci come la stessa possa svolgere un’attività tanto impegnativa pur essendo donna, come se un lavoro piuttosto che un altro possa aggiungere o sottrarre efficacia all’indubbio ruolo apicale che svolgiamo nella società familiare: quello di moglie, madre, compagna, confidente, sostenitrice, spalla. Per non parlare del ruolo attribuito alla donna nella società in generale dove, vieni guardata con sospetto se moglie, madre o compagna scegli di non esserlo.  L’eterno dubbio che ci vuole dinanzi ad una scelta tra l’essere l’angelo del focolare e una donna in carriera, come se fosse un compromesso, come se non ci fosse una via di mezzo e in ballo ci fosse l’essenza stessa della femminilità. Questa tanto famigerata parità dei sessi alle volte sembra diventare una rincorsa, una scommessa da vincere tutti i giorni, un impegno raddoppiato per chi vuole semplicemente essere considerata un lavoratore, un genitore, una persona!

Nel nostro Paese però da qualche mese l’aria è cambiata e abbiamo nientedimeno che un presidente del Consiglio donna. Fiumi di inchiostro e milioni di battute sulle tastiere hanno magnificato questo evento come una svolta epocale! Che sia il preludio anche per una donna alla Presidenza della Repubblica? Finalmente tutte le lavoratrici potranno smettere di destreggiarsi tra lavoro e famiglia perché magicamente avremo asili nido in tutti i luoghi di lavoro, un orario lavorativo più flessibile per conciliare gli impegni scolastici della prole, avremo un perequazione degli stipendi che nel settore privato, spesso sono ancora (a parità di posizione lavorativa), inferiori a quelli dei colleghi maschi e chissà ancora quali mirabolanti trovate ci aspettano…..

Ad oggi però, a poco più di quattro mesi dall’insediamento del nuovo governo a guida femminile, dobbiamo registrare poche novità: un mese in più di congedo parentale facoltativo con indennità all’80% invece che al 30% sui 9 totali, utilizzabile da uno dei genitori entro i 6 anni del figlio. Un incremento di 4 milioni di euro nel 2023 e di 6 milioni di euro dal 2024 al Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, somme da destinare prevalentemente ai centri antiviolenza. Iva ridotta dal 22% al 5% su assorbenti, latte in polvere e altri prodotti per l’infanzia. Inoltre in merito a Opzione Donna, lo scivolo alla pensione per le lavoratrici introdotto dal secondo governo Berlusconi, il nuovo esecutivo ha ristretto il campo delle potenziali beneficiarie alle donne licenziate o dipendenti di aziende in crisi o, ancora, alle caregiver e alle lavoratrici con disabilità. Probabilmente è un po’ deludente per chi si aspettava ben altre misure a sostegno del “gentil sesso”. Si spera in un futuro più “rosa”, oggi infatti alla vigilia dell’ennesima Festa dell’8 marzo, la nostra Premier ha ricordato che non devono esserci ruoli preclusi alle donne, che noi dobbiamo comprendere che non ci sono obiettivi irrealizzabili, ma che con la volontà e la consapevolezza tutto è possibile. Cosa dire? Al di là di tutte le belle parole, la sfida vera è quella del rispetto dell’individuo, non importa se sia uomo o donna, adulto o bambino, povero o ricco, la vera sfida è quella di puntare alla realizzazione di una uguaglianza pura che risulta espressa mirabilmente nelle parole della filosofa francese Simone Adolphine Weil (Parigi, 3 febbraio 1909 – Ashford, 24 agosto 1943) “L’uguaglianza è una necessità vitale dell’animo umano. A tutti gli esseri umani bisogna dare la stessa quantità di rispetto e di attenzione, perché il rispetto non ha misura”!

Cristiana Torora

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