Quel che resta del MUM – Il triste epilogo di una meritevole iniziativa
Siamo tutti fieri della nostra Italia quando parliamo di arte, degli artisti, delle bellezze paesaggistiche e di tutto quello che ci è stato tramandato da un passato glorioso.
Abbiamo la consapevolezza dell’importanza del nostro patrimonio culturale in quanto rappresenta la risorsa indispensabile per la crescita economica, per l’occupazione, per il ruolo di coesione sociale e per la funzione di rivitalizzazione delle aree urbane e rurali, soprattutto quelle che vivono situazioni di disagio.
Ognuno di questi aspetti è la base per promuovere un turismo sostenibile su cui poter costruire processi di sviluppo virtuosi.
Sulla base delle precedenti considerazioni, come spiegare, dunque, gli interventi per i quali sono stati spesi ingenti fondi pubblici (nati per rendere tangibile questa strategia) destinati a preservare la cultura e la memoria e che hanno svolto la loro funzione solo per pochi anni?
Di esempi se ne potrebbero citare tanti ma in questo caso ci si riferisce specificatamente al MUM, il museo dedicato al grande artista conterraneo Ugo Marano scomparso nel 2011.
Il comune di Morigerati nel 2016 ha deciso di dedicare una casa ed uno spazio a questo geniale artista che ebbe un rapporto lungo e profondo con il Cilento e i cilentani.
L’idea era quella di far nascere un museo di arte contemporanea all’aperto orientato a racchiudere e custodire sia opere materiali sia opere intellettuali, oltre che idee e visioni utopiche di artisti, uomini di cultura e semplici viaggiatori, ricalcando l’idea di uno dei progetti dello stesso artista, titolato: il “Museo che non teme i furti”.
Per dare valore attrattivo al museo, scelsero di trasferire “Il Tavolo del paradiso”, un’opera che l’artista realizzò nel 1999, dalla Valle delle Orchidee del comune di Sassano, dove aveva la sua originale collocazione, all’area esterna della Ferriera di Morigerati, sede del MUM.
Si trattava di un tavolo di ferro a forma di croce greca, intorno al quale Marano idealmente auspicava che tutti i sindaci del Cilento si potessero sedere; ogni posto era segnalato da appositi sostegni volti a contenere i piatti e bicchieri in ceramica.
L’installazione oltre a possedere una propria bellezza ed un importante valore artistico, svelava agli occhi di un osservatore attento il suo significato intrinseco: invitava i cittadini ed i loro rappresentanti a fare fronte comune (sedersi alla stessa tavola) per affrontare insieme le problematiche (la croce) di un territorio come il Cilento (il paradiso) ricco di potenzialità, ma diviso ed isolato.
La metafora artistica ha, purtroppo, avuto un triste epilogo:
I commensali a quanto pare hanno litigato, rotto la tavola e lasciato per terra solo i cocci.
Morigerati (SA)
Vito Egidio Ungaro / Spazio Up Arte