Piano Marshall – Atto Secondo

Piano Marshall – Atto Secondo

Gli USA, primi produttori di armi al mondo e vincitori nelle guerre mondiali, hanno imposto agli altri Stati il sistema economico e l’utilizzo del dollaro, la loro moneta, per gli scambi commerciali e le transazioni finanziarie globali, con i famosi accordi di Bretton Woods del 1944.

Finita la seconda guerra mondiale, il Segretario di Stato George Marshall annunciò la realizzazione di un ‘piano’ per rilanciare le economie degli Stati europei e ricostruire le città e le infrastrutture distrutte. Distrutte da chi? Ma da loro…per liberarci dall’invasore…quale…quello tedesco o quello americano?

Crea il problema e poni la soluzione…Chomsky docet.

In verità la proposta di finanziamento fu fatta anche alla Russia ed ai Paesi dell’Europa Orientale ma questi, lungimiranti, declinarono la generosa e disinteressata offerta poiché ritennero che era necessario evitare ogni potenziale ingerenza americana nella loro vita politica ed economica. Fu l’inizio della “guerra fredda”

Noi invece no noi…noi no noi.

Per l’Europa furono investiti 17 miliardi di euro, all’Italia ne furono destinati un miliardo e mezzo. A delle condizioni però: che per ricostruire dalle macerie dei bombardamenti si acquistasse i materiali dagli USA così, gli elettrodomestici e ogni cosa che servisse a farci diventare una società consumistica fotocopia di quella yankee.

La seconda condizione fu che la Democrazia Cristiana vincesse le elezioni del 1948 ed estromettesse dal governo il partito comunista che aveva fatto parte della politica italiana con 2 milioni di iscritti e con il 18,93% dei consensi alle elezioni per l’Assemblea Costituente.

Così fu. All’inizio del 1947  il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi andò negli USA ed ottenne dal Presidente Truman un prestito di 100 milioni di dollari.

A maggio dello stesso anno comunisti e socialisti furono messi fuori dal governo del Paese.

Puntualmente le elezioni del 1948 furono vinte dalla DC con il 48,5% dei voti, il Fronte democratico popolare dei comunisti e dei socialisti raggiunse il 31%.

Arrivarono i dollari…e l’Italia divenne la colonia privilegiata in Europa degli americani. Piano perfettamente eseguito.

Dopo 75 anni, qualcuno di quei Paesi baciati dai dollari e dai vincoli americani prova ad affrancarsi dall’egemonia anglo-americana e vola in Cina  con un manipolo dei più influenti capitani d’industria della nazione. No, non si tratta della borgatara burattina, troppa grazia, ma del cancelliere tedesco Olaf Scholz che decide di recarsi a colloquio con Xi Jinping il presidente cinese.

L’obiettivo del viaggio e mantenere rapporti economici e commerciali costanti con la Cina poiché è il  primo partner commerciale della Germania e  gran parte delle industrie tedesche, circa il 46%, dipendono dai rapporti con i cinesi per la catena di approvvigionamento.

Ovviamente gli altri leader europei  ed il capo degli USA si sono subito allarmati poiché la Cina fa parte del blocco alternativo al dollaro, quello dei così detti BRICS.

Finanche  Emmanuel Macron ha chiesto di accompagnare il cancelliere nella trasferta nel Paese di Confucio…invito declinato.

Del resto è ora che l’Europa si tiri fuori da questa relazione tossica con gli Usa che, beneficiando della sua supremazia su di noi e delle sanzioni imposte più che alla Russia proprio a noi europei, sta fatturando miliardi di dollari vendendoci il suo velenoso e costosissimo gas naturale liquido.

E bravi sti tedeschi, dopo aver iniziato una guerra su commissione, e sempre su commissione averla persa, hanno deciso che è venuto il momento di ricostruire veramente un Paese indipendente, è così che ha detto Scholz in perfetto politichese: “…non vogliamo chiuderci ma avere partnership equilibrate…”.

E forza Italia….

Carlo Ceresoli

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