L’aumento dei prezzi …secondo Putin

L’aumento dei prezzi …secondo Putin

Il presidente russo Vladimir Putin è stato intervistato il 4 giugno  dal giornalista Pavel Zarubin dopo che il leader moscovita aveva incontrato Macky Sall capo  dell’Unione Africana e dal 2012 presidente del Senegal, il quale ha espresso forti preoccupazioni su una possibile carestia a causa della carenza di prodotti alimentari.

Alle domande sulla crisi energetica e l’aumento dei prezzi, di cui l’USA e l’UE attribuiscono la responsabilità alla Russia che avrebbe invaso l’Ucraina bloccandone le esportazioni di grano e gas, il presidente Putin precisava che il tentativo di far ricadere sulla Russia  la colpa dei problemi che interessano il mercato globale delle materie prime energetiche ed alimentari è solo strumentale e non corrisponde alla realtà dei fatti. Secondo l’ex tenente colonnello del kgb, l’operazione speciale nel Donbass, per liberare i territori filo-russi dal dispotismo nazista, non è la causa dell’aumento dei prezzi, piuttosto sono stati commessi degli errori politici,  soprattutto da parte del governo americano, che hanno determinato la complicata situazione globale.

Nel febbraio 2020, quando l’economia era ferma a causa della pandemia di covid, il governo americano ha deciso di investire grosse somme di denaro per supportare la popolazione e le imprese, però lo ha fatto in maniera generalizzata, senza alcuna analisi selettiva e senza preoccuparsi della ricaduta sugli indici macro-economici inclusa l’eccessiva crescita dell’inflazione.

Il governo degli Stati Uniti ha deciso di stampare 5,9 trilioni di dollari in meno di due anni da febbraio 2020 alla fine del 2021, portando l’offerta di cassa totale al 38,6%, una produzione di stampa di denaro immessa sul mercato che non ha precedenti.

Ciò che ha portato a questa decisione sbagliata è stata la convinzione che tutta questa massa di dollari si sarebbe smaltita nell’ambito finanziario e commerciale mondiale, come è sempre stato fino ad oggi, poiché  fu deciso, negli accordi internazionali di Bretton Woods  tenutisi nel luglio del 1944 nella omonima località americana, che la moneta di scambio internazionale  doveva essere il dollaro.

Ma questa volta non ci sono stati scambi commerciali tali che hanno consentito il recupero del valore della enorme massa di dollari stampata. Tanto che lo stesso Segretario al Tesoro statunitense Janet Yellen, economista ed ex presidente della Federal Reserve fino al 2018, ha ammesso che la decisione, presa dalle autorità economiche e finanziarie americane, si è rivelata un grave errore.

Un primo effetto immediato è stato l’aumento dei prezzi del mercato alimentare, poiché, com’è noto, a causa delle limitazioni dovute all’embargo, la Russia ha chiesto il pagamento delle sue merci esportate in rubli o nel pari valore in oro.

Inoltre ciò che ha prodotto l’aumento esponenziale dei prodotti energetici è stata la decisione politica da parte della Commissione Europea di proporre una “agenda verde” fondata sulla promozione di tipi alternativi di produzione dell’energia come il solare, l’eolico o l’idrogeno.

In sostanza cit.”…attori politici americani ed europei  hanno approfittato delle naturali preoccupazioni delle persone rispetto alle variazioni climatiche…”,  quindi gli investimenti in questa direzione non riescono a garantire l’approvvigionamento necessario per le persone poiché attualmente non è possibile produrne né la quantità né la qualità  richieste, con un livello accettabile di prezzi, inibendo gli scambi commerciali con la Russia.

Questa scelta politica ha generato il calo precipitoso dei prodotti da idrocarburi con il conseguente aumento vertiginoso dei prezzi.

In questo quadro di conflitto geo-politico è successo che le banche hanno smesso di emettere prestiti e le agenzie di assicurazioni non hanno più garantito gli scambi finanziari e commerciali, le autorità territoriali non hanno più concesso le autorizzazioni alla costruzione  di infrastrutture per trasporti speciali compresi gli oleodotti.

É successo anche che i Paesi europei non hanno voluto più mantenere gli accordi contrattuali a lungo termine ma hanno cominciato a ridimensionarli a tempi più brevi e ciò ha comportato un ulteriore aumento dei prezzi.

L’embargo imposto alla Russia, che, va precisato, insieme alla Bielorussia  sono produttori del 45% del mercato mondiale di fertilizzanti a base di potassio usati in agricoltura, ha determinato l’aumento del prezzo del gas,  dei fertilizzanti e dei prodotti alimentari.

Ciò ha causato la chiusura di molte aziende con relativo incremento di crisi economica e sociale.

Il giornalista russo chiede a Putin se è vero che sta impedendo l’esportazione del grano fermo nei porti ucraini, come ha sostenuto, dal palco del World Economic Forum a Davos, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che  aveva detto: cit. “…la Russia sta deliberatamente usando il cibo come arma, affamando intere popolazioni…”, il capo della Duma risponde che non è assolutamente vero e precisa che in primo luogo vengono prodotte nel mondo circa 800 milioni di tonnellate di grano all’anno e l’Ucraina, secondo fonti dell’ONU, ne produce circa lo 0,5% insieme a circa 20 milioni di tonnellate di mais; in secondo luogo le navi cariche del grano ucraino potrebbero partire dal porto di Odessa  controllato dagli ucraini ma ciò non è possibile  perché proprio le autorità ucraine hanno minato le acque nei porti sul Mar Nero ed hanno affondato le navi in quelle acque allo scopo di rendere impossibile l’ingresso a sud del Mar Nero.

E’ pur vero che il grano potrebbe essere esportato attraverso i porti sul Mar d’Azov come Mariupol che è sotto il controllo russo, oppure attraverso la Romania, l’Ungheria o la Polonia ma la via più efficace ed economica è far traversare il carico di grano per i territori della Bielorussia ma le sanzioni europee lo impediscono.

Quindi, come si  capisce, l’aumento dei prezzi di prodotti energetici ed alimentari è causato, con evidente consapevolezza, dalle barriere costruite dei governi  americano ed europeo, i quali stanno prefigurando una realtà sociale caratterizzata da stenti e conflitti al loro interno, con conseguenze propedeutiche al grande reset a cui loro tanto aspirano.

dott. Carlo Ceresoli

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