La Transnistria….una striscia di fuoco

La Transnistria….una striscia di fuoco

Quando si dice delle stranezze della geopolitica.

Abbiamo capito che gli interessi anglo americani sul territorio ucraino sono molto forti, considerata la ricchezza delle materie prime nel suo sottosuolo come l’uranio, il  ferro, il nichel e soprattutto le terre rare, che sono un gruppo di diciassette elementi chimici indispensabili per la produzione di batterie per i cellulari, di reti in fibra ottica e di magneti per i motori elettrici, e poi il litio, uno dei giacimenti più grandi d’Europa si trova proprio nel sottosuolo della regione del Donbas nell’ Ucraina sud-orientale, nelle zone di Donec’k e Luhans’k, di recente annesse alla Russia su scelta referendaria del popolo.

Ma il potentato neoliberista capitalista è attratto dall’Ucraina, desiderato  traguardo della Nato, anche per la sua posizione strategica ai confini con il rivale russo.

Per non parlare poi dell’odio americano e anglosassone, da sempre manifestato, verso il comunismo o quello che resta della sua ideologia, che li spinge ad adottare strategie di conquista e di controllo di quei Paesi che hanno una storia filo-marxista.

Ciò porta a ritenere che il mondo sia diviso in aree geo-politiche ben definite, con confini precisi e riconosciuti da ogni organizzazione governativa.

Ammesso che sia così, allora la Transnistria rappresenta un’anomalia.

Si tratta di una repubblica filo-russa che, staccandosi dalla Moldavia, si è dichiarata indipendente nel 1990, un anno prima della fine della Unione Sovietica.

Come l’annessione dei territori del Donbas alla Russia, a mezzo di un referendum dove il 98% della popolazione si è espresso a favore, così anche la proclamazione d’indipendenza della Transnistria non è riconosciuta legittima dal alcuno Stato ufficiale.

Si sviluppa su una  striscia di territorio lunga 200km. che si trova a sud-ovest dell’Ucraina ai confini con la Moldavia.

Questa sua posizione geografica è ritenuta fortemente strategica poiché è situata tra due stati, l’Ucraina e la Moldavia, che sono in attesa di entrare nella Nato, quindi atlantisti e filo-occidentali.

Inoltre si estende su quella linea chiamata “istmo d’Europa”, che è la linea più breve che collega il mar Baltico con il mar Nero e che fa da ideale spartiacque tra l’occidente e l’oriente.

In Transnistria, con capitale Tiraspol, vivono circa 500mila abitanti.

In passato, l’economia della giovane repubblica era caratterizzata da contrabbando di armi e riciclaggio di denaro, oggi è fondamentale l’attività della Sheriff, una holding di aziende a guida filo-russa, che gestisce i settori chiave del commercio, della comunicazione, della edilizia e della energia.

Proprio nel campo energetico sul territorio transnistriano lavorano due centrali elettriche che insieme ad acciaierie ed industrie cementizie forniscono un importante approvvigionamento proprio alla confinante Moldavia.

Paradossalmente, però, all’approvazione a giugno da parte del Consiglio europeo dello status di candidato all’adesione all’Unione Europea della Moldavia, il suo presidente Maia Sandu ha espresso la possibilità di modificare la costituzione, che garantisce la neutralità del Paese, in funzione di un possibile coinvolgimento bellico per proteggere la sicurezza nazionale.

Puntualmente il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha dichiarato che, considerato che la neutralità di un paese dovrebbe essere supportata da una buona capacità di difesa autonoma, l’UE aumenterà il sostegno militare alla Moldavia. Anche gli USA sono pronti ad inviare armi, attrezzature militari e cospicui aiuti economici, mentre gli inglesi sostengono che è necessario portare l’esercito moldavo agli standard dell’alleanza atlantica, tutto ciò quando da Chisinau, capitale moldava, dovesse giungere tale richiesta.

E’ evidente che in questo quadro politico poco distensivo è intervenuto il ministro degli Esteri della Repubblica di Transnistria Vitali Ignatiev che ha dichiarato che le armi della Nato possono solo alimentare il rischio di un conflitto imprevedibile.

Anche la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha spiegato che le azioni intraprese dal governo moldavo, compresa l’interruzione della trasmissione dei canali di informazione russi, contrastano con lo status della sua neutralità, azioni alle quali Mosca non resterà indifferente.

Ma a rendere esplosiva la situazione in quell’area circoscritta è la presenza del più grande deposito di munizioni e di armi dell’Europa centro-orientale in Transnistria nella località denominata Cobasna.

Il deposito, che si dice si snodi nella infinita rete di cunicoli sotterranei sotto la giurisdizione russa, contiene 22mila tonnellate di munizioni e se venisse colpito potrebbe generare conseguenze pari ad un piccolo ordigno atomico.

Questa tragica eventualità apporterebbe danni a tutte e tre gli Stati confinati con effetti destabilizzanti per i già precari equilibri geo-politici.

E’ senza dubbio un momento storico molto delicato ed il confine tra la guerra e la pace non è mai stato così labile.

Speriamo abbia ragione Eraclito quando dice: “l’Armonia nascosta è più forte di quella manifesta”.

Carlo Ceresoli

 

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