Il prezzo marginale dell’energia elettrica

Il prezzo marginale dell’energia elettrica

Mi dia, per favore, un etto di formaggio 1,50€, poi una confezione di tonno  2,50€, mezzo chilo di mozzarella 7€, una bottiglia di vino 10€ e una impastatrice elettrica 1000€, quant’è? 5000€!!! Ma guardi che ci deve essere un errore, può verificare grazie. Alcun errore. Tutti i prodotti che ha comprato si adeguano al prezzo più alto.

Questa non la sapevo, ma è così che funziona nel mercato dell’energia.

Cominciamo dall’inizio.

Premesso che oggi  è difficile  immaginare un mondo senza energia elettrica, il problema è gestire la domanda di energia e la fornitura del servizio.

Ad occuparsi dell’attività di “dispacciamento”, cioè della assegnazione del volume dell’energia, proveniente da tutte le centrali di distribuzione,  al consumatore finale, è  Terna Rete Italia, che gestisce la rete di trasmissione nazionale italiana con 74855 km di linee elettriche in alta tensione.

Poiché tecnologicamente non è possibile accumulare tanta energia per poi renderla al servizio della domanda  allora viene prodotta una quantità di energia esattamente rispondente alle richieste preventivate.

Ad analizzare e monitorare le esigenze di energie  quotidiane è il Centro Nazionale di Controllo di Terna spa.

Va detto che in natura non esiste l’energia elettrica per cui le centrali la generano utilizzando le fonti primarie che esistono in natura come il vento, l’acqua ed il sole quindi eolica per 11,3 GigaWatt , idroelettrica per 19,2 GW e fotovoltaica e solare per 22,6 GW, in tutto 58 GW circa il 47% del totale istallato, o ancora come il carbone, il gas o il petrolio quindi  termoelettrica per il 61,9 GW di cui più del 50% istallato proveniente dal fossile.

Al 2021 gli impianti termoelettrici italiani sono 3654, mentre gli impianti di rinnovabili sono 1.029.479

Esistono comunque centrali che producono energia utilizzando l’energia geotermica per 0,8 GW, le biomasse, l’energia mareomotrice per 4,1 GW, le centrali nucleari in Italia non ci sono.

Ma noi italiani non siamo energeticamente autosufficienti ed importiamo l’energia soprattutto dalla Francia e dalla Svizzera.

E di energia ne abbiamo bisogno e tanta. La potenza di generazione istallata, potenza efficiente lorda, di cui necessitiamo è pari a 119,9 GW.

La fase produzione e la vendita di energia elettrica in Italia è gestita in regime di libero mercato  da aziende private che la vendono agli utenti finali o al mercato elettrico.

Nella fase di trasmissione dell’energia le infrastrutture presenti su tutto il territorio nazionale  sono di proprietà di Terna che agisce stavolta in regime di monopolio.

Per questo, poiché le spese di gestione sono in bolletta e  le paghiamo noi utenti, è necessario che a garantire ed a controllare l’attività di Terna monopolista ci sia un autorità amministrativa indipendente per l’energia e l’ambiente l’ARERA.

Nella fase di distribuzione agli utenti finali l’energia da alta tensione viene trasformata in media tensione da una serie di “cabine primarie” e poi distribuita su tutto il territorio per via aerea o via cavo per un totale di 350mila km. Qui entra in un’altra serie di “cabine secondarie” dove viene trasformata da media in bassa tensione, 400 Volt per le imprese e 230V per gli utenti domestici.

La fase di distribuzione dell’energia avviene anch’essa in regime di monopolio ma stavolta locale, cioè esistono 120 società che operano su parti di territorio e che teoricamente dovrebbero farsi concorrenza a vicenda, e sono tutte soggette al monitoraggio e controllo dell’ARERA poiché anche i costi della distribuzione sono in bolletta e li paghiamo noi utenti finali.

Ma come viene stabilito il prezzo dell’energia?

Il modello su cui si basa il mercato dell’energia in Italia ed in Europa si chiama “sistema del prezzo marginale”.

Abbiamo visto che esiste una domanda di energia ed una offerta. A gestire questo scambio in Italia è il Gestore dei Mercati Energetici GME.

Ecco come viene stabilito il Prezzo Unico Nazionale PUN.

I produttori privati rendono note le quantità di energia che sono in grado di produrre per il giorno successivo e a quale prezzo la venderanno sul mercato che provenga da fonti rinnovabili o no.

Il GME, che ha le stime della quantità di energia necessaria, comincia a raccogliere l’energia da quei produttori che hanno dichiarato il prezzo più basso che sono le centrali fotovoltaiche e solari, idroelettriche, eoliche poiché non debbono comprare le fonti di energia ma le trovano in natura, fino a saturare man mano il fabbisogno acquistando da quei produttori che hanno il prezzo più alto.

Le aziende produttrici che hanno il prezzo dell’energia più alto utilizzano  le centrali a carbone, le centrali nucleari la cui energia è chiaramente importata, le centrali  termoelettriche a gas.

Queste ultime, oltre ai costi di gestione della produzione subiscono anche il costo della materia prima per produrre energia.

Succede che in Europa il PUN, il prezzo della energia, che sia prodotta da fonti rinnovabili a prezzi più bassi, o da fonti fossili a prezzi più alti viene stabilito in base all’ultima offerta di energia accettata dal GME, che è di gran lunga quella che costa di più e cioè proveniente dalle centrali termoelettriche a gas.

Questo prezzo è definito “marginale”.

In pratica il GME acquista l’energia che costa meno proveniente da fonti rinnovabili allo stesso prezzo il più alto proveniente dalle fonti fossili delle centrali termoelettriche a gas.

Ancora si può dire che il prezzo della fonte di energia più alto determina il prezzo dell’energia prodotta con le altre fonti.

Quindi se il gas è a prezzi altissimi e genera un costo energetico altissimo anche l’energia prodotta con il fotovoltaico solare, idroelettrico ed eolico costerà tantissimo.

Questo spiega il perché di bollette oggi così care.

La spiegazione dell’utilizzo di questo modello “marginale”  in tutta Europa sta nel fatto che, negli anni passati, pagando l’energia prodotta con fonti rinnovabili molto di più, si voleva appunto incentivare la produzione ed il mercato delle fonti rinnovabili.

Oggi il prezzo del gas è alle stelle per le vicende speculative della borsa Title Transfer Facility  TTF, con sede in Olanda ma di proprietà del colosso finanziario statunitense  che dal 2013 controlla anche il New York Stock Exchange NYSE, l’Intercontinental Exchange, nata nel 2000  che opera in mercati speculativi e commercia in futures,  energia, prodotti finanziari derivati  e prodotti energetici come il petrolio grezzo e raffinato ed il gas naturale.

In definitiva la Nato cioè gli Usa hanno provocato e supportato  il conflitto tra l’Ucraina e la Russia al fine di imporre sanzioni ai sovietici impedendo l’esportazione verso l’Europa del loro gas a costi bassi, obbligando i paesi europei della Nato a comprare il gas americano liquefatto a costi molto più alti, determinando in questo modo due vantaggi per loro: ripianare la svalutazione del dollaro e del loro debito; portare l’Europa  al collasso energetico   ed economico con l’euro che precipita a limiti storici.

Un secondo Piano Marshall!

Mentre la Banca Centrale Europea alza i tassi d’interesse   illudendosi, o meglio illudendoCI, di combattere in questo modo una inflazione galoppante che ha raggiunto livelli altissimi.

Tutti con i giubbotti salvagente….è in arrivo la tempesta perfetta. Si salvi chi può.

 

Carlo Ceresoli

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