Come si diventa “padroni del mondo”

Come si diventa “padroni del mondo”

“Padroni del mondo”…certo è una definizione che sembra un ossimoro impossibile da realizzarsi. Nel mondo ci sono 208 Stati di cui 195 riconosciuti  dall’ONU come “sovrani”. Se sono appunto Stati “sovrani” quindi indipendenti e con una propria autonomia politica, amministrativa ed economica, magari pure con una moneta nazionale, come è possibile che uno di questi Stati  possa ritenersi “padrone del mondo”. Eppure gli USA non hanno mai fatto mistero della loro convinzione di essere i più forti, i più ricchi, i più belli e i più democratici. Tanto da considerare questo quasi un loro diritto quello di invadere con i loro soldati, con i loro missili e le loro bombe  quei Paesi che, secondo loro, non erano sufficientemente “democratici” e abbisognavano del loro aiuto. Poco importa se il Paese in questione non era d’accordo con la loro valutazione di democrazia. In questo caso avrebbero pagato con la distruzione di città e l’uccisione di uomini, donne e bambini, il prezzo dello spirare del vento della democrazia. Del resto c’è niente di più democratico della morte.

Per sostenere questo ruolo di “portatori di pace e di giustizia” gli Stati Uniti sono il maggiore investitore in armi al mondo. Nel 2022 hanno stanziato 877 miliardi di dollari in armi, circa il 40% della spesa militare globale totale.

Si sono poi specializzati in operazioni di destabilizzazione dei governi di quegli Stati entrati nel loro “etico interesse”. Per questo scopo hanno strutture di “intelligence”, servizi segreti che, individuato il Paese da redimere, organizzano rivolte civili con infiltrati “portatori sani di democrazia”, ribaltano il risultato elettorale   e scelgono il nuovo governo ed il nuovo capo dello Stato da “democraticizzare”. Sempre in funzione di questo onorabile obiettivo, impongono i contratti con le aziende americane per ricostruire le città distrutte e per gestire tutta l’industria e l’economia, non importa quante persone sono morte, è il prezzo da pagare  per la democrazia.

Intanto però gli americani assicurano che sapranno fare un miglior uso del petrolio, del gas naturale, delle terre rare, dei metalli preziosi e delle altre ricchezze dei territori appena “civilizzati”.

Un’altra specialità americana è rifornire di soldi e di armi il governo di uno Stato consenziente per combattere e contrastare un altro Stato confinante  che non vuole farsi rendere “democratico”.

Ma la migliore strategia americana è stata quella di raccogliere gli Stati in Organizzazioni mondiali dove è più facile imporre la propria egemonia e, grazie ai sempre ingenti investimenti in spese militari, gli USA hanno dato una parvenza di legittimità a tutte le operazioni militari siglandole con “NATO” ed “ONU”.

Cosa più intrigante è che quei Paesi già “democratizzati” e governati da amministratori “nelle simpatie” degli americani, assumono come propri gli stili di vita degli yankees, le loro scelte politiche ed economiche, fino a concedere nelle loro disponibilità tutto il territorio nazionale. Così ci ritroviamo sul territorio italiano circa 120 basi militari amministrate dagli americani, usate per addestrare soldati, per svolgere operazioni di spionaggio  e sabotaggio e per custodire armi, tra cui circa 70 bombe nucleari. Servono tutte per esportare la democrazia!   Per questo le spesse non possono essere sostenute da loro ma sono in carico al bilancio italiano, cioè le paghiamo noi cittadini italioti.

Qualcosa oggi sta cambiando!

Molti Stati che erano sotto l’influenza malefica degli USA stanno lavorando per la loro sovranità ed autonomia, affrancandosi dalle imposizioni americane e dal dollaro, moneta gold standard mondiale. L’Italia purtroppo non è ancora tra questi…anzi. Ma gli accadimenti di questi ultimi anni hanno suscitato in tante persone una nuova consapevolezza, un nuovo interesse alla politica ed al benessere personale e sociale. Si tratta di un’onda libertaria, una rinascita, una esigenza di rispetto della dignità personale e nazionale ormai inarrestabile che la storia futura giudicherà…ai posteri l’ardua sentenza.

Carlo Ceresoli

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