Patriottismo e sovranità nazionale – Dalla pseudo “unità d’Italia” al “dettato di Cassibile”

Patriottismo e sovranità nazionale – Dalla pseudo “unità d’Italia” al “dettato di Cassibile”

La vera storia sull’unità d’Italia è sempre più di dominio pubblico…ma mai abbastanza.

Qualche informazione storica bisogna sempre ricordarla.

I Savoia amministravano il regno di Sardegna con molta leggerezza e poco senso di responsabilità nei confronti del popolo.

Negli anni precedenti alla devastante invasione del sud, il debito pubblico del  regno dei Savoia raggiunse il 565% del prodotto interno lordo che era di 1,61 miliardi di lire, nel 1859 il debito raggiunse la strabordante cifra  di 1,12 miliardi di lire. I Savoia erano indebitati con i banchieri dell’arci nota famiglia dei Rothschild.

Nello stesso periodo, grazie ad una economia più grande e diversificata, il prodotto interno lordo del  regno dei Borbone era di 2,62 miliardi di lire e nel 1859 il debito era aumentato del solo  29,6% passando da 317 a 411,5 milioni di lire.

I Savoia per tentare di nascondere i conti pubblici della disastrosa finanza, evitarono di rendere pubblici i bilanci dello Stato,  vendettero gran parte dei beni demaniali, imposero fino a 23 differenti tasse, la più famosa e contrastata fu quella sul “macinato”. Nel regno delle Due Sicilie le tasse erano solo 5.

I Savoia possedevano un patrimonio pari a 27 milioni di lire in oro, i Borbone di 443 milioni.

Per i Savoia l’idea geniale fu quella di “unirsi” a chi aveva ricchezze e  conti pubblici in ordine.

Così dopo l’”unificazione” del 1861 il debito dei Savoia divenne il debito di tutto il Regno d’Italia e di tutti gli italiani, piemontesi e napoletani insieme.

Le banche del Sud vennero derubate dei loro capitali e le fabbriche trasferite al nord Italia.

Ecco come sono nati il debito italiano e la questione meridionale.

Per fortuna la verità della storia sputa via il coperchio dell’inganno nonostante i libri di scuola evitino sistematicamente di raccontare i fatti nella loro terribile realtà. Non raccontano delle persecuzioni e dei tanti omicidi perpetrati a danno del popolo del Sud,  dai saccheggi delle camicie rosse garibaldine  guidate dal ladro di cavalli in barba bianca ricercato in sud America, assoldato dai Savoia e sostenuto dai ricchi latifondisti meridionali che di tutto avrebbero fatto per mantenere il possesso dei loro beni. Non si racconta dei patrioti meridionali incarcerati ed uccisi al forte Fenestrelle in Piemonte perché non accettavano l’unificazione con il regno di Sardegna  e l’annessione al Regno d’Italia.

Voglio ricordare l’ attuale polemica sul Museo di antropologia criminale a Torino dove Cesare Lombroso ha esposto i crani dei fuorilegge, in gran parte meridionali, raccolti dal 1859 quando era ufficiale medico dell’esercito sabaudo, considerati oggetto di studio.

Con queste premesse è evidente che discutere di patriottismo della nazione e di sovranità nazionale risulta anacronistico e fuorviante.

Ma non è tutto, non c’è limite al peggio.

Sappiamo che i nostri nonni hanno vissuto due guerre mondiali ed in entrambe le drammatiche vicende l’Italia non è stata tra i vincitori.

In particolare nella seconda guerra mondiale è successo che a Cassibile, in provincia di Siracusa, il 3 settembre 1943 è stata firmata la resa incondizionata dal generale di brigata Giuseppe Castellano, su delega del capo del governo maresciallo Pietro Badoglio pronto per la fuga a Brindisi insieme al re Vittorio Emanuele III. Al così detto “accordo breve” di Cassibile seguì il trattato “lungo firmato a Malta il 29 settembre 1943 questa volta da Badoglio e dal capo delle forze armate alleate generale Dwight Eisenhover,. Con questo armistizio furono definite  le condizioni di resa e cobelligeranza.

Questi accordi avrebbero dovuto perdere efficacia con la firma del trattato di pace di Parigi del 1947, ma a tutt’oggi ciò non è avvenuto.

L’Italia è niente altro che una colonia anglo-americana. Sono più di cento le basi militari degli yankees presenti sul territorio italiano e in alcune di queste sono conservati circa 70 ordigni atomici.

Le condizioni di resa incondizionata disponevano anche che fossero gli americani a gestire il sistema italiano delle telecomunicazioni, del cinema, del teatro, dello spettacolo… dal dopo guerra hanno imbottito le menti italiote di cowboys e di cultura anglosassone…imponendo stili di vita che sempre i mezzi di comunicazione hanno etichettato con “…boom economico…dolce vita…bel paese…giardino d’Europa…”. La verità è che mentre qualche accorto politico, seppur pentito fascista, si arricchiva con la vendita delle merci provenienti dall’America che gli italiani erano obbligati a comprare come disposto  con il Piano Marshall, i vincitori della guerra di oltre oceano aumentavano le esportazioni ed il loro pil interno cresceva a dismisura. Quando si dice che con la guerra  ci si può arricchire.

Anche la storia politica italiana non è mai stata libera dal giogo americano. A partire dalle prime elezioni repubblicane del 2 giugno del 1946: i servizi segreti americani hanno investito milioni di dollari affinché il risultato elettorale fosse di loro gradimento, lo è stato per 50 lunghi anni e lo è tutt’oggi. E i politici che intendevano promuovere una Italia diversa come Enrico Mattei o Aldo Moro finivano inesorabilmente all’altro mondo.

Ancora qualcuno si illude che siamo noi italiani, quando andiamo a votare, che scegliamo chi ci deve rappresentare, ma non è così e non lo è mai stato.

Chi vuole esclusivamente  l’interesse dell’Italia sovrana e degli Italiani oggi non ha voce, non ha visibilità sulla stampa, sui mezzi di comunicazione. Queste cose non si possono dire senza guardarsi le spalle e di questi tempi con le armi psicotroniche, non c’è difesa alcuna.

Ho visto un video di presentazione di micro droni e pistole capaci di uccidere a distanza di centinaia di metri utilizzando le onde elettro-magnetiche a bassa frequenza  procurando un infarto mortale allo sfortunato prescelto.

Ci aspettano tempi duri.

In questo ultimo secolo la tecnologia appannaggio dei ricchi privati ha raggiunto una evoluzione sconosciuta a noi miseri cittadini. Tant’è che ha consentito loro di progettare un futuro di totalitarismo mondiale fondato sulla sorveglianza digitale, un mondo nuovo ordinato in funzione dello sfruttamento delle terre e delle persone che, come il criceto in gabbia, dovranno alzarsi la mattina per andare a lavorare dove è stato deciso per loro, nei modi in cui è stato previsto per loro, a sera tornare nella casa scelta per loro, trascorrere il resto della giornata nella maniera consentita a loro, sempre monitorati, in ogni momento controllati, ovunque sorvegliati.

Se non si eseguono i comportamenti richiesti, ai proprietari controllori e gestori delle nostre vite basterà pigiare un tasto per impedirci di accedere alle cure sanitarie, di iscriverci alle scuole, di prelevare i nostri soldi sul conto corrente, di utilizzare internet.

Ed ancora una volta i nemici del popolo italiano non sono italiani, i nostri  governanti sono solo delle “teste di legno”, eseguono gli ordini che provengono dalle ricche e potenti famiglie anglo­-americane che, grazie al denaro che loro stessi e solo loro possono stampare, hanno costruito un sistema che si fonda sull’indebitamento perenne con il quale incatenano Stati interi e ne determinano il fallimento per impossessarsi dei beni reali come le terre, le case, le aziende, i risparmi privati. E dove ci sono rallentamenti al loro progetto di scarnificazione delle società aumentano i prezzi di ogni cosa, per impoverire i cittadini e costringerci a cedere i beni frutto delle nostre vite colme di sacrifici.

Come ne usciamo? Non certo senza lottare e senza ancora sacrifici.

Se vogliamo salvarci dobbiamo conoscere il nostro nemico, dobbiamo informarci e reagire uniti ad ogni tentativo definitivo  di dispotismo.

Ma soprattutto dobbiamo unire le nostre forze, agire compatti e non dimenticare che il futuro che vogliamo lasciare a chi ci seguirà dipende dalla consapevolezza e della passione delle nostre azioni, così con lo stesso spirito che albergava nei cuori dei patrioti che erano disposti a morire pur di combattere per la libertà e scacciare l’oppressore.

Carlo Ceresoli

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