Il ministro della cultura ha nominato i nuovi membri del consiglio superiore beni culturali e paesaggistici

Il ministro della cultura ha nominato i nuovi membri del consiglio superiore beni culturali e paesaggistici

Con comunicato stampa MIC del 12 febbraio 2023 il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha provveduto a firmare il decreto di rinnovo delle nomine dei nuovi membri componenti il Consiglio Superiore Beni Culturali e Paesaggistici, previsto dall’Art. 27 DPCM 2 dicembre 2019 numero 169, che è organo consultivo del Ministero a
carattere tecnico-scientifico in materia di beni culturali e paesaggistici. I membri individuati e scelti dal ministro sono Simonetta Bartolini, professore ordinario di Letteratura italiana contemporanea e Letterature comparate e Letteratura italiana per l’editoria; Angela Filipponio Tatarella, già professore ordinario di Filosofia del diritto; Gherardo Marenghi, professore ordinario di Diritto Amministrativo; Salvatore Sfrecola, già presidente di sezione della Corte dei conti; Gerardo Villanacci, professore ordinario di Diritto privato, che è stato anche nominato presidente dell’organo tecnico-consultivo ministeriale. A ben vedere, si tratta di una scelta tutta politica e ideologica, fatta nell’ambito della destra attualmente al potere in Italia. Sicuramente si tratta di una scelta legittima, anche se piuttosto criticabile dal punto di vista delle competenze curricolari dei membri di nomina ministeriale, essendo il Consiglio Superiore un organo strettamente e specificamente di tipo tecnico-scientifico. D’altra parte, sappiamo che ogni ministro sceglie i suoi più stretti collaboratori “pescandoli” tra coloro che sono più vicini alla propria “parrocchia politica”. Non è una novità.
Ogni ministro vuole avere vicino persone gradite alla propria visione ideologica, partitica e politica. Così anche il caso di Sangiuliano, egli stesso giornalista prestato alla politica: è stato scelto e nominato dal Presidente del Consiglio dei ministri. Francamente, ci saremmo aspettati nomi di eminenti personalità, di chiara fama, nel campo di stretta competenza tecnico-scientifica legata ai settori dell’archeologia, della storia dell’arte, dell’urbanistica, dell’architettura e dei beni paesaggistici. Quella di Sangiuliano, lo dobbiamo evidenziare, è stata una scelta alquanto originale, controcorrente. Qualche dubbio, anch’esso legittimo, comunque già affiora sulle scelte che farà l’attuale Consiglio Superiore Beni Culturali e Paesaggistici nell’esercizio triennale del proprio mandato tecnico-scientifico, specie in coloro che sono eminenti e preparatissimi specialisti dei settori legati ai beni culturali e al paesaggio, ma che non sono stati chiamati dal ministro. Vero è che ne fanno parte anche i Presidenti dei Comitati tecnico-scientifici per l’archeologia, per l’arte e l’architettura contemporanee, per le belle arti, per le biblioteche e gli istituti culturali, per il  paesaggio, per i musei e l’economia della cultura e per gli archivi. Ma comunque resta significativa e controcorrente la scelta dei consiglieri nominati dal ministro-giornalista. Si avrà modo di analizzare meglio in futuro le scelte e le decisioni tecniche che sarà chiamato a mettere a fuoco, e risolvere, quest’organo consultivo e tecnico-scientifico ministeriale. In passato abbiamo avuto come presidenti del Consiglio Superiore dei Beni Culturali e del Paesaggio eminentissimi studiosi e grandissimi specialisti dei beni culturali tra i quali vanno senz’altro citati Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte, l’archeologo Andrea Carandini e il docente di archeologia medievale Giuliano Volpe e come ministro anche il grandissimo storico dell’arte Antonio Paolucci, già Direttore dei Musei Vaticani. D’altra parte, la cultura, in generale, dovrebbe essere messa sempre ben al di sopra delle ideologie partitiche e delle simpatie politiche dei singoli ministri, ma in Italia anche sulla cultura vi è la tendenza a stendere il velo mortale della politica guerreggiata, tra opposte fazioni, e non da oggi, con gran danno per l’attuazione del dettato costituzionale della tutela, sancito nell’Articolo 9, senza tener conto che i beni culturali e paesaggistici sono cose che hanno valore di civiltà, servono a creare cittadinanza e senso storico di appartenenza ai valori inalienabili della persona umana e della stessa vita. I beni culturali e il paesaggio devono essere adeguatamente tutelati e valorizzati e non possono essere ridotti a oggetti preziosi per pochi privilegiati. Non si tratta di resuscitare nostalgicamente il passato, ma di scoprire in esso l’attualità del presente, di capire che l’intelligenza del passato getta una luce sul nostro presente e ci traghetta nel futuro: è la vera lezione della storia. Per questo i beni culturali sono beni storici che ci illuminano sulle strade del nostro, a volte incerto, presente. Ma devono essere fruibili a tutti e non pagare esosi biglietti che per i meno abbienti diventano serio ostacolo al godimento collettivo, infatti non bisogna mai dimenticare che i beni culturali contribuiscono anche al benessere psico-fisico dei cittadini e questo non si può ignorare. La politica non può e non deve ignorare questa realtà, che non è mai ideologica, ma pluralista e veicolo di cittadinanza e civiltà. La cultura deve sempre andare oltre le miserabili visioni di una politica politicante che con le sue guerre ideologiche, partitiche, ammorba l’aria del progresso umano e civile e la rende irrespirabile.
Gerardo Pecci

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