AUTORE: EURIPIDE TITOLO: ELENA (a cura di: Davide Susanetti) EDITORE: FELTRINELLI

AUTORE: EURIPIDE TITOLO: ELENA (a cura di: Davide Susanetti) EDITORE: FELTRINELLI

Un’altra Elena è possibile?
Questa è la domanda che si pongono da circa venticinque secoli studiosi e appassionati del mondo dell’antica Grecia. Infatti nella tradizione classica e nell’immaginario collettivo, la figura di Elena è stata sempre conosciuta come il motivo principale della guerra di Troia, a causa del suo rapimento da parte di Paride.
Elena, esemplare archetipo dell’eterno femminino, è quasi sempre stata narrata dai vari autori classici, sia greci che latini, come una sorta di traditrice lussuriosa che ha costantemente assecondato la volontà del suo rapitore Paride. Eppure, come ogni regola comporta in sé un’eccezione, anche questa concezione della figura di Elena ha la sua particolarità. Difatti il poeta Stesicoro di Imera, nato almeno un secolo prima di Euripide, riporta una versione della vicenda di Elena completamente diversa da quella tradizionale. Invero il poeta di Imera nella sua opera più famosa -e anche più discussa- intitolata” Palinodia”, afferma che la bellissima sposa di Menelao non era mai partita dalla Grecia per Troia con Paride, ma per volere della dea
Giunone, era giunta in Egitto alla corte del re Proteo, mentre al suo posto a Troia ci era andato solo un “èidolon”, traducibile in italiano con simulacro o, meglio ancora, con fantasma. E così anche Euripide fa propria questa narrazione alternativa, che in effetti prima di Stesicoro ha la sua origine nel “Catalogo delle donne” di Esiodo.
Elena (Elène in greco antico) viene quindi in questa opera rappresentata come moglie fedele che solo per volere divino e contro la sua volontà (Mercurio la rapisce, trasportandola in Egitto) si allontana dal suo sposo. La vicenda qui descritta da Euripide ha inizio in Egitto nella reggia del re Proteo da poco defunto e subito, sin dalla prima scena, Elena rivela tutti gli avvenimenti che l’avevano portata in quel luogo, e come solo il suo simulacro, che descriverà come etereo soffio divino, sia stato rapito da Paride a sua insaputa e abbia causato una così feroce guerra tra Greci e Troiani.
La storia, il cui prosieguo lasciamo, come è giusto che sia, alla curiosità dei lettori, avrà poi un suo lieto fine, modalità francamente inusuale per una tragedia greca.
Ma ciò che più crediamo sia giusto evidenziare riguarda l’abile gioco narrativo dell’autore che cattura e affascina il lettore (e di conseguenza lo spettatore), proiettandolo in una dimensione fantastica, dove l’illusorio, l’irrazionale e l’irrealizzabile riescono a divenire incantata e magica realtà.
E allora dopo aver letto quest’opera di Euripide, possiamo infine rispondere alla domanda iniziale che ci siamo posti: “Sì, un’altra Elena è possibile”.
L’unico appunto riguarda la traduzione del testo che non è affatto letterale e in effetti non riporta la “parole” di Euripide, ma si inoltra in un linguaggio forse un po’ troppo moderno che rende solo in parte l’atmosfera primigenia delle antiche tragedie greche.
Comunque, in conclusione, qualsiasi storia riguardi Elena, sia in positivo come questa, che in negativo, come tante altre, val sempre la pena di leggerla, perché “Alle Dee immortali Ella maledettamente somiglia”(Omero).

ETTORE DONADIO

Post a Comment

#SEGUICI SU INSTAGRAM