AUTORE: TEOGNIDE TITOLO: ELEGIE (a cura di Franco Ferrari) EDITORE: RIZZOLI

AUTORE: TEOGNIDE TITOLO: ELEGIE (a cura di Franco Ferrari) EDITORE: RIZZOLI

Teognide fu uno dei più grandi e importanti poeti del periodo arcaico dell’antica Grecia, le cui Elegie rappresentano, a giudizio di tutti i critici, ancora oggi il fiore all’occhiello dell’intera produzione letteraria ellenica dell’età antica.
Della sua opera composta da oltre tremila versi ci resta una raccolta in due libri di circa milletrecento versi, di cui i primi millecento sono ritenuti da tutti autentici, mentre sugli ultimi duecento gli studiosi nutrono seri dubbi riguardo la loro attribuzione.
La casa editrice Rizzoli, nella sua famosa collana BUR-Classici latini e greci-, ci propone una nuova ed interessante edizione degli scritti di Teognide, con introduzione e traduzione del filologo classico Franco Ferrarotti, già docente di lingua greca presso la Scuola Normale di Pisa. Ed è proprio la sua traduzione, molto più vicina di altre versioni alla sensibilità della nostra epoca che, pur lasciando invariata, in generale, la percezione del pensiero di Teognide, rende più godibili e affascinanti i suoi versi.

Teognide nativo della città di Megara Nisea, nella regione greca dell’Attica, era di famiglia aristocratica e sempre nella sua opera poetica rivendicò questa sua origine. Infatti la sua epoca, che gli studiosi collocano nella prima metà del V Secolo a.C., fu contrassegnata da rilevanti rivolgimenti sociali che, portando al potere le classi politicamente anti-aristocratiche dei nuovi ceti di mercanti, di bottegai e di marinai, determinarono la rovina economica degli aristocratici a cui vennero confiscati tutti i loro beni. E Teognide, purtroppo, fu uno di quelli più colpiti da tali provvedimenti, tanto da dover prendere la via dell’esilio. E per questo motivo che tutta la sua opera è permeata da un sentimento di grande amarezza, ma anche di continua rivalsa verso coloro che lo avevano ridotto in condizioni così disagiate.
Teognide è quindi uno dei massimi portavoce della nobiltà di spirito ellenico e rappresenta nei suoi scritti le virtù superiori quali tratti caratterizzanti della nobiltà di quel periodo, permettendo di distinguere, così, la verità proveniente dall’uomo aristocratico dalla menzogna che è invece insita nell’uomo comune. In particolare egli contestava il mischiarsi attraverso matrimoni d’interesse la classe dei nobili con quella dei popolani. Ecco dunque un passo molto esplicativo al riguardo: “Montoni, cavalli e asini noi li vogliamo di buona razza, Cirno, e che montino femmine adeguate. Ma ecco che oggi un nobile non si vergogna di sposare una plebea, se questa gli porta in dote una buona ricchezza…”

Al di là della connotazione certamente classista di una parte della sua poesia, bisogna tener presente il suo comprensibile livore nei confronti di coloro che gli avevano sottratto tutti i suoi beni costringendolo addirittura all’esilio. Ma il suo canto in effetti, giudicandolo in una visione più ampia, ha anche molti lati pregevoli, là dove canta dell’empietà dei cattivi e delle virtù dei buoni e di ciò, meglio di ogni altra cosa, possono parlarci i suoi versi:” O Cirno, sii saggio e non cercare onori e glorie con opere turpi. Tienilo ben in mente: coi malvagi non ti accompagnare, va’ sempre coi buoni, perché dai buoni apprenderai buone cose, se invece ti unisci ai malvagi, perderai anche il senno.”
E allora la voce di Teognide, antica di oltre duemila e cinquecento anni, ci risulta -“incredibile dictu”- ancora moderna, anzi più attuale che mai.

ETTORE DONADIO

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